Author Archives: Gennaro Russo

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VPPB (vertigine parossistica posizionale benigna): insuccessi e forme atipiche

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VPPB (vertigine parossistica posizionale benigna): insuccessi e forme atipiche.

Oggi 29 gennaio 2016 presento al XVII congresso della Associazione Ospedaliera Italia Centromeridionale Otorinolaringoiatria una relazione dal titolo “La vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB): insuccessi e forme atipiche.”

La vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB) rappresenta il 30% delle diagnosi nell’ambito delle vestibolopatie nella popolazione generale, con un’incidenza del 0.6% e una prevalenza del 2.4%. Si tratta di una maculo-canalopatia caratterizzata da un eccessivo distacco degli otoconi della macula dell’utricolo e/o da una mancata solubilizzazione degli stessi nell’endolinfa. Il quadro clinico è caratterizzato da sintomi statici (disequilibrio) e sintomi dinamici (vertigine da posizionamento).

I sintomi e segni vestibolo-oculomotori generati da manovre cliniche (esame vestibolare) che rendono “tipica” una VPPB includono l’evocabilità e la risposta alle manovre cliniche (segni e sintomi) e le caratteristiche tipiche del nistagmo (ny) quali latenza, parossismo, inversione in ortostatismo (per i canali verticali) e fatigabilità.

Tuttavia, in una percentuale variabile di casi la vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB) può manifestarsi con “atipie” e configurare il quadro di vertigine parossistica posizionale (VPPB) “atipica“. In questi casi, uno o più sintomi e/o segni vestibolo-oculomotori generati da manovre cliniche che rendono “tipica” una VPPB vengono meno. Le “atipie” interessano la latenza (incremento di latenza fino a 20” e oltre), la modalità di comparsa (negatività delle manovre “classiche” di posizionamento di Dix-Hallpike e Pagnini-McClure) e le caratteristiche del ny (presenza di nistagmo down-beat torsionale), la non evocabilità del ny o della vertigine e la refrattarietà al trattamento.

Le diagnosi differenziali includono possibili cause periferiche (deiscenza canalare) e centrali di vertigine da posizionamento, con o senza un ny da posizionamento (down-beat e/o torsionale). Infatti, la VPP da lesione centrale tronco-cerebellare non può essere considerata una VPP “atipica” poiché non è in primis una VPPB.

Le forme “atipiche” di VPPB interessano prevalentemente i canali verticali (CSP>>CSA) e hanno una prevalenza del 7-8%. Conoscere la variabilità di manifestazione clinica e strumentale di questa patologia, che rappresenta la patologia labirintica più frequente in assoluto, permette allo specialista di riconoscere e trattare correttamente tali forme. In questi casi l’esperienza dell’esaminatore stesso rappresenta un valore aggiunto.

Anche le forme “tipiche” di vertigine parossistica posizionale benigna possono essere fonte di insuccessi; se refrattarie al trattamento entrano a far parte delle VPP “atipiche”. In tal caso la riabilitazione vestibolare può essere indicata.

Bibliografia essenziale:

Büki B. Typical and atypical benign paroxysmal positional vertigo: literature review and new theoretical considerations. J Vestib Res. 2014;24(5-6):415-23. Leggi l’abstract
Marcelli, Vestibologia Clinica , Ed. Materia Medica 2013 Acquista il testo
Neuhauser, Epidemiology of vertigo, Curr Opin Neurol. 2007.
von Brevern, Epidemiology of benign paroxysmal positional vertigo: a population based study, J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2007.

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Malattia di Menière: trattamento con gentamicina intratimpanica

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Malattia di Ménière: trattamento con gentamicina intratimpanica

Oggi sono a Roma al 7° Workshop Internazionale sulla Malattia di Menière (17-20 ottobre 2015), ho una relazione sul trattamento della Malattia di Menière con iniezioni intratimpaniche di gentamicina. Si tratta di un comune antibiotico aminoglicosidico, che tuttavia viene impiegato, una volta iniettato nell’orecchio medio, per la sua capacità di distruggere in maniera selettiva le cellule dell’apparato vestibolare. Tale molecola mostra selettività per le cellule ciliate di tipo 1 e per le “dark cells”. In questo modo si offre un’alternativa ai pazienti che non beneficiano del trattamento medico.

Recentemente (nel 2016) è stata pubblicata una nuova classificazione della Malattia di Menière, che è un’evoluzione della precedente del 1995 (AAO-HNS) e prevede solo due classi: Malattia di Menière definita e probabile.

I dati dello studio, tra cui quelli relativi all’esame vestibolare, con protocollo di somministrazione di gentamicina a basso dosaggio, mostrano un ottimo controllo dei sintomi vertiginosi, che persiste fino a 4 anni dal trattamento e un miglioramento della disabilità legata alla malattia. L’udito è pressoché invariato nella maggior parte dei pazienti, anche se, come previsto e riscontrato dalla maggior parte degli studi pubblicati in letteratura, una piccola percentuale dei pazienti ha avuto una perdita uditiva importante.

 

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Medico-Chirurgo Specialista in Otorinolaringoiatria ad Afragola

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Otorinolaringoiatra o semplicemente “otorino” ad Afragola: il Medico-Chirurgo Specialista nella patologia della Testa e del Collo, nonché sui disturbi dell’equilibrio e dell’udito.

Lo Studio Medico del Dr. Gennaro Russo, Specialista in Otorinolaringoiatria e Chirurgia della Testa e del Collo ha una sede situata nei pressi di Napoli, nel comune di Afragola.

Napoli sorge quasi al centro dell’omonimo golfo, dominato dal massiccio vulcanico Vesuvio e delimitato ad est dalla penisola sorrentina con Punta Campanella, ad ovest dai Campi Flegrei con Monte di Procida, a nord ovest-est dal versante meridionale della piana campana che si estende dal lago Patria al nolano.

Lo Studio impegna le sue forze e le sue risorse, sia per pazienti adulti che pediatrici, nell’ambito di:

La diagnostica Otorinolaringoiatrica (otorino, ORL) che viene offerta ad Afragola coniuga i continui progressi tecnologici e scientifici con la salute del Paziente, avvalendosi di strumenti e metodologie all’avanguardia e delle migliori risorse umane.

Visita Afragola, ecco i suoi punti di interesse.

Basilica di Sant’Antonio di Afragola
Il santuario, poi elevato a basilica minore, fu eretto in stile barocco a partire dal 1633 con annesso convento dei frati minori riformati dell’ordine francescano, nonostante l’opposizione dei domenicani. L’interno, rivestito di marmi, è a tre navate, con abside e cappelle sul lato sinistro. In Basilica è conservato un miracoloso crocifisso attribuito a frate Umile da Petralia la statua in legno di Sant’Antonio di Padova del XVII secolo collocata in un grande tabernacolo del 1922 conosciuto come “Trono del Santo”, un pulpito marmoreo di Francesco Jerace, e altre opere d’arte di rilievo. Nella sacrestia un dipinto di Agostino Beltranio raffigurante l’apparizione del Bambino Gesù a Sant’Antonio (1630). Sulla sinistra del Santuario si erge l’alto campanile costruito a partire dal 1950.

Il culto di Sant’Antonio ha reso il santuario un celebre luogo di pellegrinaggio (con festa il 13 giugno), facendo di Afragola la “Padova del Sud”. Dal 18 febbraio 1995 il santuario è ufficialmente gemellato con la Basilica di Sant’Antonio in Padova, ma contatti informali sono esistiti da sempre, in quella occasione i Frati Minori Conventuali di Padova donarono alla città una importante reliquia del Santo, conservata in una cappellina nella parte posteriore del Trono del Santo.

Il convento, con il collegio serafico, ospita la Biblioteca del Convento di Sant’Antonio che raccoglie oltre quindicimila volumi, tra cui numerosi pezzi unici o rari.

Piazza del Municipio di Afragola
In origine esisteva come piccolo slargo con il nome di “piazza dell’Arco”. Vi si affacciava la piccola chiesa di San Nicola di Bari. L’antica universitas, organizzazione degli abitanti che rappresentava la città, che si era riunita inizialmente nella chiesa di Santa Maria della Misericordia (piazza Ciampa), prese in affitto nella prima metà del XVIII secolo alcuni ambienti di “palazzo Tuccillo” in via San Giovanni.

Nel 1860 si decise di abbattere alcuni edifici, compresa la chiesa di San Nicola, tra la via suddetta e il vicolo dell’Arco per creare una piazza antistante; fallite le trattative per l’acquisto del palazzo Tuccillo, una nuova sede municipale fu eretta nel 1870 sul fondo della piazza, ad opera degli architetti Carlo Ciaramella e Francesco Danise.

Sull’attuale piazza si affaccia anche il “palazzo Migliore”, del XVII secolo.

Castello di Afragola
Documentato dal 1495, fu probabilmente costruito dopo il 1420 dalla famiglia che deteneva in quel momento il feudo di Afragola (Capace-Bozzuto). Secondo la tradizione fu residenza della regina Giovanna II d’Angiò. Si presentava in origine come un vasto quadrilatero protetto da quattro torri e circondato da un fossato, più tardi riempito.

Nel 1571 fu venduto alla universitas, corrispondente all’attuale comune. In stato di degrado fu venduto nel 1726 a Gaetano Caracciolo duca di Venosa, che lo restaurò. Nuovamente in abbandono alla fine del secolo, vi fu installato un orfanotrofio.

Attualmente il castello ospita una scuola dell’infanzia e primaria paritaria, denominata Addolorata, il cui ente gestore è la Città di Afragola, la cui frequenza è gratuita. Tale scuola è erede dell’orfanotrofio gestito dalle Suore Compassioniste Serve di Maria nel secolo scorso in base a un protocollo d’intesa, non più vigente, siglato tra la fondatrice della Congregazione, la beata suor Maria Maddalena Starace, e l’amministrazione comunale. La Congregazione ha ancora una comunità nel castello, che ospita anche il centro di accoglienza diurno “Il Bruco”, semiconvitto per ragazzi in difficoltà gestito da una cooperativa sociale.

Villa comunale di Afragola
Esiste anche un parco, vicino alla basilica di S. Antonio, adibito a villa comunale. Detto dai ragazzi del posto “La pineta”, è un importante luogo di ritrovo per i giovani è le famiglie, ospitando concerti e manifastazioni varie.

Altre chiese di Afragola
Il territorio comunale di Afragola è disseminato di chiese e cappelle, quasi tutte di rilevante interesse storico-artistico, architettonico o culturale. Ad eccezione di Santa Maria la Nova e di alcune cappelle non più esistenti in località Cantariello e in contrada Salice, gli edifici di culto sono tutti situati nell’abitato principale del Comune. Negli anni ’60 il territorio risultava essere suddiviso in oltre 40 parrocchie, ridotte a 12 negli anni ’90 e rimaste, attualmente, a sole 8 con l’ultimo ridimensionamento operato dalla Diocesi di Napoli, che ha anche esteso i confini del decanato a Casoria (precedentemente, il decanato, XV, si chiamava “Afragola” e comprendeva il territorio del comune di Afragola precedente all’istituzione del comune di Casalnuovo di Napoli). Tali riforme si sono rese necessarie, nonostante l’incremento della popolazione, a causa della penuria di sacerdoti secolari.

Le chiese più antiche e le chiese più rilevanti sotto il profilo artistico sono le seguenti:

-Parrocchiale di Santa Maria d’Ajello di Afragola. Fondata nel 1190, si trova in pieno centro storico. Secondo la tradizione ha inglobato una precedente cappella, esistente prima di Santa Maria la Nova. Fu rimaneggiata nel 1583 (aggiunta delle navate laterali) e nel 1780. In una cripta sotterranea erano ospitate le tombe. Conserva dipinti di Giovan Angelo Criscuolo (tardo Cinquecento), di Alessandro Viola (1695) e di Angelo Mozzillo, che era peraltro un parrocchiano (1787). Sulla sinistra della chiesa le si accostò tra il 1603 e il 1608 la cappella della Confraternita dell’Immacolata Concezione, ristrutturata nel 1867. Conserva un dipinto di Girolamo Imparato.
-San Marco in sylvis di Afragola (che insieme a San Marco all’olmo costituisce la parrocchia di San Marco evangelista). Costruita in un territorio all’epoca campestre e forse paludoso (donde il complemento di termine in sylvis) probabilmente intorno al 1179, fu diverse volte rimaneggiata (in particolare si ebbe un innalzamento del pavimento). Alla costruzione originaria risale il campanile. Sul muro esterno dell’abside è inserita la pietra di San Marco, sulla quale, secondo la devozione popolare, si sarebbero seduti in momenti diversi San Marco e San Gennaro. Nel XVII secolo la sede parrocchiale fu trasferita a San Marco all’olmo (costruita nel 1615 e ampliata nel XIX secolo), più facilmente accessibile.
-San Marco all’olmo di Afragola (sede della parrocchia di San Marco evangelista). Fu eretta nel 1615, in séguito a un decreto della curia arcivescovile di Napoli finalizzato a dotare le anime del quartiere di Casavico, la cui chiesa parrocchiale era San Marco in sylvis, di una cappella più facilmente accessibile. Nonostante il successivo ampliamento, dovuto al progressivo trasferimento degli uffici parrocchiali, mantiene ancora la struttura originaria, di cui è intatto il puro stile barocco. Nonostante l’espansione del XX secolo che ha determinato l’urbanizzazione totale della zona intorno alla chiesa di San Marco in sylvis, più popolosa rispetto alla parte storica di Casavico, gli uffici parrocchiali sono rimasti ubicati a San Marco all’olmo.
-Parrocchiale di San Giorgio martire di Afragola. Situata alle spalle del Castello, fu eretta tra il 1695 e il 1702 al posto di una precedente cappella. Questa, attestata dal 1131 e rimaneggiata nel 1380, sorgeva nel punto più alto della città e andò distrutta nel terremoto del 1688. La cupola, opera dell’architetto Blasotti, fu realizzata nel 1741. Il campanile, di Mario Gioffredo, è del 1772. Accanto è possibile ammirare la cappella dell’Ave Gratia plena, rimasta intatta sin dal XII secolo, anche se chiusa al pubblico perché in corso di restauro (in realtà il restauro è stato deliberato e autorizzato dalla competente soprintendenza già da diversi anni, ma non è mai partito).
-Parrocchia del Sacratissimo Rosario di Afragola. Eretta nel 1602 insieme al vicino convento dei domenicani, si trova in centro storico. Ha subìto diversi rimaneggiamenti e fu restaurata da ultimo nel 1989 a seguito dei danni subiti nel terremoto del 1980.
-Chiesa madre del cimitero di Afragola (rettoria). Di stile neoclassico, fu eretta, su progetto dell’architetto Ferdinando Patturelli, nel 1841, quando fu costruito il nuovo cimitero in località Cantariello.
-Santa Maria della misericordia di Afragola: edificata alla fine del XV secolo dall’Ordine dei servi di Maria, subì radicali rifacimenti nel 1857, nel 1938 e nel 1970. Si trova in via Ciampa.
-San Giovanni battista di Afragola. Innalzata presso l’attuale piazza Municipio (ove è situata anche la chiesa di San Giuseppe) tra il XV e il XVI secolo, fu rimaneggiata nel 1784.
-Santuario dei Sacri Cuori di Afragola. Situato nel centro storico vi è annesso il convento dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria fondati da San Gaetano Errico. Nel complesso monumentale è situato un teatro con oltre 500 posti a sedere; il teatro, intitolato a P.Giuseppe Bottiglieri e danneggiato dal terremoto del 1980, è stato riaperto dopo i lavori di ristrutturazione nel 2010.
San Michele arcangelo. Costruita agli inizi del Novecento su modello classicheggiante, è stata soppressa come sede parrocchiale con la costruzione del rione Salicelle, la cui chiesa, intitolata al santo medesimo, è stata eretta in sede parrocchiale.
Altre sedi parrocchiali sono Sant’Anna e Santa Maria delle grazie.

Tra le numerose sedi parrocchiali soppresse sono da ricordare Sant’Antonio abate (via Antonio Guerra), Santa Veneranda (piazza Ciampa), Santa Maria delle grazie (via Domenico Morelli, angolo via Arturo de Rosa, che fu sostituita dalla nuova sede) e varie chiese non parrocchiali intitolate alla Madonna, come quella dell’Immacolata (Via Milano) o del Rosario di Pompei (Corso Vittorio Emanuele).

Rilevantissima sotto il profilo storico – artistico è, infine, la chiesa di Santa Maria La Nova, detta Scafatella, intitolata alla Madonna di Costantinopoli, situata nella borgata Capo Mazzo (di fronte all’ingresso dei centri commerciali della contrada omonima). Si è ritenuto che risalisse al XII secolo, ma recenti studi ne hanno posticipato la costruzione al XV.

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Dr. Gennaro Russo – Facebook

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Ciao a tutti,

Ho creato la mia pagina Facebook dal titolo “Otorinolaringoiatria, disturbi dell’equilibrio e dell’udito” per parlare con amici e pazienti di alcune delle più frequenti patologie che interessano la branca dell’Otorinolaringoiatria. Tra di essi troveranno ampio spazio i disturbi dell’equilibrio e dell’udito.

Facebook è un servizio di rete sociale lanciato nel febbraio 2004, posseduto e gestito dalla società Facebook Inc., basato su una piattaforma software scritta in vari linguaggi di programmazione. Il sito, fondato ad Harvard negli Stati Uniti da Mark Zuckerberg e dai suoi compagni di università Eduardo Saverin, Dustin Moskovitz e Chris Hughes, era originariamente stato progettato esclusivamente per gli studenti dell’Università di Harvard, ma fu presto aperto anche agli studenti di altre scuole della zona di Boston, della Ivy League e della Stanford University.

In medicina, l’Otorinolaringoiatria è la disciplina chirurgica specialistica che si occupa del trattamento medico e chirurgico delle patologie dell’orecchio, del naso, della faringe, della laringe e delle altre strutture correlate della testa e del collo, tra cui anche il trattamento chirurgico alla tiroide e paratiroidi, nonché quello medico e chirurgico alle tonsille e alla ghiandola parotide, la più grande ghiandola salivare.

Nonostante le diverse parti appaiano poco correlate, è comune che siano affette congiuntamente da uno stesso processo patologico, sia esso infettivo, tumorale, traumatico o di altra natura, per cui vengono trattate da uno specialista unico. È per questo motivo che l’Otorinolaringoiatra tratta anche la patologia del nervo facciale, che segue un decorso anatomico proprio nelle regioni menzionate precedentemente.

L’Otorinolaringoiatra è quindi il chirurgo di riferimento per interventi riguardanti non solo la triade anatomica di orecchio, naso e laringe, ma anche del distretto cervico-facciale e del basicranio in generale. Il termine deriva direttamente dal greco ὠτορινολαρυγγολογία che sta appunto per studio di orecchio, naso e laringe rispettivamente.

Ad oggi ho già pubblicato diversi articoli, consultabili sulla pagina Facebook.Vi incoraggio a commentare gli articoli, intervenire e fare domande.

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L’apparato vestibolare

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L’apparato vestibolare: Dott. Gennaro Russo, Specialista in Otorinolaringoiatria.

Il sistema dell’equilibrio, o apparato vestibolare, è costituito da una parte periferica situata nel labirinto posteriore dell’orecchio interno, che è composta da tre coppie di canali semicircolari, da utricolo e sacculo. La valutazione di tale sistema si esegue mediante l’esame vestibolare.

labirinto-posteriore

Innervazione: nervo vestibolare (VIII n.c.) componente superiore (CSA, CSL, MU) e componente inferiore (CSP, SAC).

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Vascolarizzazione: arteria uditiva interna, che origina nell’83% dei casi dall’AICA e nel 14% dal tronco basilare.

cresta-ampollare

canali-semicircolari

Per ciascun lato ci sono n.5 organi recettoriali: n.3 ampolle (1 per ciascun canale semicircolare) e n.2 macule (utricolo e sacculo).

La parte centrale è situata nel tronco encefalico ed è formata dai nuclei vestibolari e dalle vie vestibolari centrali, che operano sotto il controllo del cervelletto.

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Organizzazione sistema dell’equilibrio:

1) Input

-Vestibolari
-Visivi
-Propriocettivi

2) Apparato vestibolare centrale

-Riconoscimento
-Elaborazione
-Integrazione
-Confronto
-Memorizzazione

3) Risposte

-Vestibolari
VOR: riflesso vestibolo-oculomotore (r-VOR canalare, t-VOR maculare)
VSR: riflesso vestibolo-spinale
VCR: riflesso vestibolo-collico

-Visive
ViOR:
-Smooth pursuit
-Saccadici
-OKR

-Propriocettive
COR: riflesso cervico-oculomotore
CCR: riflesso cervico-collico

Il sistema vestibolare lavora ad alta frequenza, in tale ambito risponde a stimoli di bassa, media e alta frequenza.

Guadagno e range frequenziale:

-VOR guadagno 0.9 (G alto) frequenza 0.5-5 Hz (f alta)
-ViOR guadagno 0.9 (G basso) frequenza <1 Hz (bassa)
-COR guadagno 0.1 (G basso) frequenza <1 Hz (bassa)

Per garantire una corretta interazione con lo spazio, l’apparato vestibolare, l’apparato visivo e quello propriocettivo, elaborano una serie di risposte, alcune con il fine di stabilizzare del angolo di sguardo ed altre per variare dell’angolo di sguardo. Tra le prime si ricordano il VOR e il Ny fisiologico (per movimenti rapidi e brevi) e il OKR (per movimenti lenti e prolungati); tra le seconde, invece, i movimenti saccadici (variazione rapida), lo smooth pursuit (variazione lenta) e il OKR (ampie scene in movimento).

La vertigine è un sintomo molto comune caratterizzato dall’illusione di rotazione o movimento, causata da un’alterato funzionamento del sistema dell’equilibrio, che può essere una asimmetria periferica acuta o una dismodulazione centrale acuta del guadagno del riflesso vestibolo-oculomotore (VOR).

Il disequilibrio è un sintomo meno specifico e non topodiagnostico, che è descritto come incapacità a mantenere l’equilibrio; può essere causato da patologie del labirinto o del sistema vestibolare centrale.

Un ringraziamento al Dott. Vincenzo Marcelli per avermi concesso l’opportunità di condividere parte del suo materiale didattico.


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L’esame vestibolare

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Esame vestibolare con videonistagmoscopia ad infrarossi: Dott. Gennaro Russo, Specialista in Otorinolaringoiatria.

Per esame vestibolare o esame otoneurologico si intende un insieme di test che ha come scopo la valutazione clinica dell’apparato vestibolare.

L’esame vestibolare clinico o bed-side (Scuola D. Zee, P. Pagnini, V. Marcelli) è un esame clinico non strumentale che si può eseguire in ambulatorio, o a letto dell’ammalato, con l’ausilio di un lettino e di un paio di occhiali di Frenzel.

occhiali-frenzel video-nistagmo-scopia

In tal modo, l’esaminatore, avvalendosi della conoscenza della fisiopatologia vestibolare, può eseguire una fine diagnosi topografica della sede della lesione. La valutazione funzionale dell’apparato vestibolare deve tenere conto dell’anatomia (apparato vestibolare periferico e centrale) e della fisiologia di stimolazione (condizioni statiche e dinamiche) dello stesso.

L’esaminatore deve ricercare:

Segni vestibolo-oculomotori (I)

A) Spontanei

SEGNI NON NISTAGMICI (NON NY): statica oculare sul piano frontale
-Ciclotorsione OO (richiede studio del fondo oculare)
-Disallineamento verticale e ciclotorsione (skew deviation)
-Titl del capo
-Alterata percezione di verticalità

SEGNI NISTAGMICI (NY): studio del nistagmo
-Spontaneo: asimmetria statica G del VOR o dismodulazione centrale (posizione eretta)
-Posizionale: valutare l’effetto del vettore G sulle macule (posizione supina, fianco, Rose)

Parametri di valutazione del nistagmo:
1-Risposta alla fissazione visiva
2-Effetto della posizione del soggetto
–Ny spontaneo
–Ny posizionale
3-Parametri quantitativi:
–Grado: I, II, III
–VAFL: maggiore-minore con sguardo verso dx-sn
4-Parametri qualitativi:
–Piano (unico: centrale; multiplo: periferico)
–Direzione:
>Fissa-variabile
>Geotropsimo-apogeotropismo
(Piano e direzione: attività dei CS residui o sede della lesione centrale)
–Stazionarietà-parossismo: VAFL / tempo
–Persistenza-transitorietà: durata / tempo
–Sensibilità a G
>Generare un ny:
-Parossistico da litiasi canalare
-Ny apogeotropo in fianco
>Modificare un ny:
-Rinforzo apogeotropo
-Inibizione geotropa
–Risposta alla fissazione visiva
>Inibizione e falso deficit di inibizione
>Deficit di inibizione
>Rinforzo paradosso

B) Generati da manovre cliniche

SEGNI NON NISTAGMICI (NON NY):
Test di Halmagyi e Curthoys, HIT (VOR-R)
-Head heave test, HHT (VOR-T)
-Acuità visiva dinamica statica e in movimento

Bow and Lean test
-Manovra Dix-Hallpike
-Manovra Pagnini-McCLure

-Test di iperventilazione

SEGNI NISTAGMICI (NY):
-Head-shaking test (HST)

C) Generati da manovre strumentali

SEGNI NON NISTAGMICI (NON NY):
-oVEMPs

SEGNI NISTAGMICI (NY):
-Nistagmo indotto da vibrazione
-Nistagmo indotto da stimolo sonoro
-Prove di stimolazione termica
-Prove roto-acceleratorie

Segni vestibolo-spinali (II)

A) Generati da manovre cliniche
-Romberg sensibilizzato
-Fukuda
-Unterberger

B) Generati da manovre strumentali
-cVEMPs (VCR)

Segni visuo-oculomotori (III)
-Sguardo eccentrico (gaze)
-Movimenti saccadici
-Smooth pursuit
-Ny otticocinetico (OKN)


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Cancro della laringe

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L’incidenza (numero di nuovi casi) del cancro della laringe negli Stati Uniti è di 3.3/100.000 casi per anno, il tasso di mortalità annua è pari 1.1/100.000 casi per anno, in relazione al periodo 2007-2011.

Il cancro della laringe è relativamente raro, infatti la probabilità di avere una diagnosi di cancro della laringe nel corso della vita è molto bassa, pari allo 0.8%.

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Nel 2011, nei soli Stati Uniti la prevalenza del cancro della laringe era pari a 89.265 casi. Nel corso degli anni si è ridotta l’incidenza, tuttavia la sopravvivenza è rimasta pressoché invariata.

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L’attenzione alla preservazione delle funzioni della laringe e gli approcci conservativi, che hanno gradualmente rimpiazzato la laringectomia totale come trattamento primario, sono, con buona probabilità, alcune delle ragioni alla base del fallimento nell’incremento della sopravvivenza del cancro della laringe nel corso degli ultimi 30 anni.

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La maggior parte delle diagnosi vengono effettuate tra i 55 e i 74 anni; ne sono affetti prevalentemente gli uomini.

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Recentemente è stato pubblicato su Acta Otorinorhinolaryngologica Italica un lavoro (Leone CA, Russo G) che include una delle casisitiche italiane più ampie sul trattamento chirurgico del cancro della laringe con l’intervento di laringectomia sopracricoidea (o laringectomia parziale o subtotale). Tale intervento prevede l’asportazione della parte di laringe situata al di sopra della cartilagine cricoide, e la conseguente e necessaria preservazione delle strutture critiche per le funzioni laringee naturali quali respirazione, fonazione e deglutizione. Candidati a questo tipo di chirurgia sono i pazienti affetti da un carcinoma squamocellulare stadiato come cT1b, cT2, cT3 selezionati con aritenoide mobile e cT4a selezionati ad estensione anteriore. Lo stato dei linfonodi laterocervicale è il più importante fattore prognostico: sono candidabili ad intervento di linfoadenectomia laterocervicale sia pazienti cN0 (svuotamento funzionale) sia pazienti cN1 (svuotamento selettivo).

L’esame di scelta per i pazienti che hanno notato un cambiamento della propria voce (disfonia) è la laringoscopia a fibre ottiche, che permette di valutare l’anatomia della laringe, la presenza e l’estensione di eventuali lesioni, sia in in condizioni statiche sia dinamiche. Si impiega a tale proposito, una fibra ottica (rigida o flessibile), una sorgente di luce fredda (xenon o led) e un sistema di acquisizione possibilmente ad alta definizione (HD).

Fonte: http://seer.cancer.gov/statfacts/html/laryn.html


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La vertigine: come distinguere una forma periferica da una centrale

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Vertigine periferica o centrale?! Dott. Gennaro Russo, Specialista in Otorinolaringoiatria.

Un recente lavoro del gruppo di Newman-Toker, pubblicato nel 2009 su Stroke, rivista ufficiale dell’AHA/ASA (American Heart Association e American Stroke Association), propone una valutazione in tre step del paziente con vertigine acuta in pronto soccorso.

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Vertigine: come distinguere le forme labirintiche (vertigine periferica) dalle forme centrali (tronco-cerebellari)?

Ovvero acquisire le competenze per rassicurare un paziente affetto da una forma periferica di vertigine, e inviarlo a casa con terapia medica e per inviare in pronto soccorso un paziente affetto da una forma centrale (tronco-cerebellare) di vertigine.

Tale lavoro è stato condotto su 101 pazienti con AVS (acute vestibular syndrome, ovvero crisi acuta di vertigine) che afferivano ad un centro di riferimento regionale per stroke, che avessero più di un fattore di rischio per stroke. Gli Autori proponevano una valutazione bed-side dell’apparato vestibolare mediante un esame vestibolare in tre step, denominata HI-N-TS, che richiede un tempo approssimativo di 1 minuto. La valutazione è composta da:
Head Impulse Test
Nystagmus
Test of Skew

L’Head Impulse Test o Test di Halmagyi e Curthoys (descritto nel 1988) valuta il guadagno in condizioni dinamiche ad alta frequenza del VOR (riflesso vestibolo-oculomotore) sul piano orizzontale; è un test non nistagmico. Tale test è patologico in caso di lesione massiva del labirinto.

Lo studio del Nistagmo (Ny) spontaneo-posizionale, con l’ausilio di sistemi di inibizioni della fissazione, permette di distinguere un nistagmo di origine periferica da uno di origine centrale.

-In caso di lesione periferica (vertigine periferica) si potrà osservare un Ny OR (orizzonto-rotatorio, ovvero diretto sul piano orizzontale e sul piano frontale), monodirezionale, stazionario persistente, che incrementa la VAFL (velocità angolare della fase lenta) con sguardo in direzione della fase lenta del Ny stesso.

-In caso di lesione centrale (vertigine centrale) si potrà osservare un Ny diretto su un solo piano (verticale o torsionale) o più frequentemente un Ny OR indistinguibile da uno generato in caso di lesione centrale, monodirezionale, stazionario persistente. Tuttavia, si può osservare un cambiamento della direzione del Ny in posizione di sguardo eccentrico, quando lo sguardo è diretto nella direzione della fase lenta. La spiegazione di tale fenomeno, denominato Gaze Evoked Nystagmus, risiede nella disattivazione dell’integratore neurale per lesione cerebellare.

Il Test of Skew, permette di valutare un eventuale disallineamento dei globi oculari sul piano frontale (skew deviation), causato da un’asimmetria degli input maculo-canalari o da una dismodulazione centrale degli stessi. Spesso è parte di una risposta più articolata denominata Ocular Tilt Reaction. La skew deviation può essere diagnosticata da un Cover-Uncover Test.

Gli autori hanno proposto un algoritmo HI-N-TS definito “dangerous” ovvero pericoloso, in quanto indicativo di stroke (ictus) del tronco encefalico o del cervelletto. Tale algoritmo include un Head Impulse Test non patologico (VOR normale), un Gaze Evoked Nystagmus (lesione cerebellare), Skew-Deviation presente.

L’algoritmo HI-N-TS ha:

  • 96% specificità (vs. 100% early DWI-MRI)
  • 100% sensibilità (vs. 72% early DWI-MRI; 51% neurological signs; 16% early CT)

Pertanto, la bed-side examination è uno strumento prezioso, che in mani esperte, ha una sensibilità maggiore di una DWI-MRI precoce e una specificità sovrapponibile.


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Reflusso: Gastro-Esofageo o Laringo-Faringeo?

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Reflusso Gastro-Esofageo e Laringo-Faringeo.

Introduzione

Il reflusso gastro-esofageo (RGE) è caratterizzato dalla risalita di parte del contenuto gastrico in esofago. In alcuni casi il reflussato può raggiungere il faringe o la laringe configurando il Reflusso Laringo-Faringeo (RLF). Sinonimi di tale patologia sono reflusso (R) “extra-esofageo”, “atipico”, “gastro-faringeo”, “laringeo”, “faringo-esofageo” e “sovraesofageo”.

Utilizzando il monitoraggio del pH delle 24 ore (pH-metria) con doppia sonda, la diagnosi della Malattia da Reflusso Gastro-Esofageo (MRGE) è in genere fatta se il paziente presenta oltre 45 episodi di R o ha un elevato tempo di esposizione di acido sulla sonda esofagea (Tabella); valori inferiori sono considerati come R esofageo normale o fisiologico.

reflusso

Al contrario, uno o due episodi di esposizione all’acido (pH<4) in corrispondenza della sonda prossimale situata dentro o al di sopra dello sfintere esofageo superiore (SES) sono considerati indicativi di RLF. Sebbene questi criteri diagnostici per MRGE eRLF possono variare tra le istituzioni, le differenze relative ai parametri della pH-metria perRLF e MRGE sottendono differenze anatomiche tra la mucosa laringea e faringea, molto più suscettibili al danno acido, rispetto alla mucosa esofagea.

Negli ultimi anni, differenti studi hanno dimostrato che RLF e MRGE, sebbene possano coesistere in alcuni pazienti, sono delle entità nosologiche separate. Le indagini diagnostiche indicate in caso diRLF sono diverse rispetto a quelle per MRGE, così come i fattori di rischio. Ad esempio l’obesità non è associata con ilRLF isolato, ma ha una forte associazione con la MRGE ed è un fattore di rischio indipendente per la MRGE e l’esofagite da R. La funzione contrattile dell’esofago può differire, infatti nei pazienti affetti da MRGE (isolato o in asosciazione con RLF) la clearenze dell’acido esofageo è significativamente più lunga. La clearence esofagea tra pazienti sani e affetti da RFL, invece, non è significativamente diversa. Ciò suggerisce che le differenze nella fisiopatologia tra i pazienti con RLF e MRGE pongono le basi per una sintomatologia diversificata. Inoltre, la modalità con cu insorgte il R è differente, i pazienti con RLF hanno R in posizione supina, rispetto a quelli con MRGE in posizione supina.

La valutazione clinica del RLF si basa sulla laringoscopia a fibre ottcihe, rigide o flessibili (fibroendoscopia), che permette di calcolare il Reflux Symptom Index (RSI) e il Reflux Finding Score (RFS). I test strumentali per RFL e MRGE includono la radiografia dell’esofago con bario, l’impedenzometria, la pH-metria e l’esofago-gastro-duodenoscopia (EGDS). L’impedenzometria intraluminale multicanale permette la rilevazione di manifestazioni di R acido e non acido, e ha dimostrato un’eccellente sensibilità nella popolazione con MRGE, ma il suo ruolo nei pazienti con RFL resta da definire.

La differenza più significativa nella disgnosi strumentale tra RLF e MRGE è il ruolo della EGDS. Sebbene l’esofagite si riscontra solo nel 12% dei pazienti con RLF, è considerata la conditio sine qua non per la MRGE. Infatti, la maggioranza dei pazienti affetti da MRGE non complicata non richiede per la diagnosi una pH-metria o una EGDS; la diagnosi è semplicemente empirica (miglioramento dei sintomi).

A causa della ridotta incidenza di esofagite tra i pazienti con RLF, sia un ciclo di terapia antireflusso sia una pH-metria sono generalmente indicati nell’approccio iniziale. L’EGDS in pazienti con RLF è riservata ai pazienti con sintomi di RLF e MRGE, ai pazienti con altri fattori di rischio per la patologia esofagea quali l’esofago di Barrett, ai pazienti che necessitano di terapia antireflusso cronica, e ai pazienti con manifestazioni polmonari quali tosse cronica.

Tuttavia, secondo uno studio di Reavis et al. i pazienti con sintomi di RLF avevano una maggiore prevalenza di displasia esofagea e cancro rispetto ai pazienti con “classici” sintomi da MRGE, pertanto propongono uno screening per l’esofago di Barrett per i pazienti affetti da RLF e tosse cronica.

La risposta alla terapia antireflusso è un’altra grande differenza tra pazienti con RLF e MRGE. I sintomi della MRGE e dell’esofagite sono spesso ben controllati con inibitori di pompa protonica (IPP) una volta al giorno, con una rapida regressione dei sintomi, di solito in meno di 2 settimane. La terapia giornaliera con IPP ha dimostrato una durata per meno di 14 ore se somministrata al mattino e una dose serale può durare meno di 10 ore. Sebbene questa copertura può essere adeguata per la guarigione esofagea, la mucosa laringea è molto più suscettibile al reflussato, e quindi spesso richiede due somministrazioni al giorno (ogni 12h) per una copertura delle 24 ore. Inoltre, i sintomi della MRGE possono migliorare rapidamente dopo l’inizio della terapia con IPP, mentre i sintomi del RFL possono spesso richiedere diversi mesi per la risoluzione.

Fisiopatologia

L’eziologia degli eventi di R che si verificano nel RLF è in gran parte sconosciuta, anche se la disfunzione dello sfintere esofageo superiore (SES), formato da una componente muscolare di pertinenza ipofaringea (m. cricofaringeo, m. costrittore faringeo inferiore, m.cricotiroideo) e dalla porzione prossimale della muscolatura esofagea, è stata ipotizzata come possibile fattore scatenante. Sebbene un’alterazione della motilità esofagea e un’alterazione dello sfintere esofageo inferiore (SEI) svolgono un ruolo importante nella MRGE, essi sembrano avere un ruolo minore nel RFL. Inoltre, studi di manometria, faringea ed esofagea, dimostrano che i pazienti con RFL hanno spesso una motilità esofagea normale. A differenza della MRGE, che è associata in primo luogo a eventi di R in posizione supina (notturno), nel RFL il R si verifica spesso in posizione verticale (diurno). Gli eventi di R nel RFL tendono anche ad essere relativamente brevi, rispetto agli eventi più prolungati che si verificano nella MRGE.

Il danno laringeo che si verifica nel RFL non è causato dal solo acido, ma richiede acido e pepsina attivata (la pepsina rimane attivo su un pH di 5.0). Rispetto alla mucosa esofagea, la mucosa laringea si danneggia con esposizione molto minore ad acido/pepsina. È stato riconosciuto che i meccanismi di difesa estrinseci di ipofaringe ed esofago sono notevolmente diversi, avendo quest’ultimo avendo maggiore resistenza all’esposizione acida. Ad esempio, uno degli isoenzimi anidrasi carbonica (CA), CA III , ha una maggiore espressione nella mucosa esofagea in risposta all’esposizione del reflussato, mentre la laringe dimostra una deplezione di CA III dopo esposizione cronica R. Inoltre , anche se la risposta della mucosa esofagea all’esposizione di acido/pepsina sembra essere spesso facilmente reversibile, la mucosa laringea può essere facilmente danneggiata in modo irreversibile.

Clinica

I pazienti affetti da RFL presentano comunemente raucedine (disfonia), sensazione di “bolo faringeo”, raclage (schiarirsi la gola), sensazione di gocciolamento (post nasal drip), difficoltà nella deglutizione (disfagia), tosse cronica, senso di soffocamento, episodi di laringospasmo e occasionalmente bruciore di stomaco (epigastralgia) . Questi sintomi sono stati inclusi nel RSI, che è uno strumento clinico validato per il RFL (Tabella).

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Spesso i pazienti riferiscono una lunga storia di sintomi di RFL, con graduale peggioramento. Di tanto in tanto un evento come l’intubazione endotracheale, l’abuso vocale, o un’infezione delle vie respiratorie superiori può causre disfonia; il paziente può in questo modo prendere maggiore consapevolezza dell’intero spettro di sintomi del RFL. Tale condizione può guarire lentamente in un paziente con RFL. In queste situazioni è importante escludere una lesione a carico della mucosa delle corde vocali. I pazienti affetti da RFL che non migliorano con la terapia antireflusso spesso hanno una lesione laringea preesistente. In alcuni pazienti la pH-metria esofagea può essere necessaria per confermare una risposta adeguata alla terapia antireflusso.

Esame obiettivo laringoscopico

Sebbene il RFL è stato associato con diversi disturbi otorinolaringoiatrici, i rilievi obiettivi più comuni sono caratterizzati da edema della mucosa laringea e/o lesioni quali ulcere, granulomi, stenosi sottoglottica e il cancro della laringe. Tuttavia, i rilievi laringoscopici più comuni sono legati alle modifiche indotte dall’infiammazione cronica.
-Pseudosulcus vocalis: plica della faccia superiore della corda vocale causata da un edema infraglottico (e può quindi essere differenziata dal vero sulcus).
-Obliterazione ventricolare: edema delle vere e false corde vocali che impediscono la visualizzazione del ventricolo laringea.
-Eritema interaritenoideo e laringeo.
-Edema delle corde vocali vere: può variare da lieve a grave con degenerazione polipoide.
-Edema diffuso della laringe e ipertrofia della commissura posteriore.
-Tessuto di granulazione o granulomi.

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Uno o più segni laringoscopici di modificazione a carico della mucosa laringea associati a RFL sono stati identificati nel 64-93 % di pazienti sani (3% > 5 segni) e nel 17-85 % dei malati di MRGE (RFS > 7 nel 24%). L’edema di Reinke, lo pseudosulcus, l’obliterazione ventricolare, i noduli alle corde vocali e i granulomi hanno in alcuni studi dimostrato di avere una maggiore prevalenza in pazienti con RFL con pH-metria patologica. Lo pseudosulcus, l’ispessimento interaritenoideo e l’edema di Reinke sono prevalenti pazienti con RFL sintomatici. L’ utilizzo di più segni laringoscopici di lesione mucosa può migliorare l’attendibilità della diagnosi clinica di reflusso. Il punteggio al RFS ha una sensibilità e una specificità del 87,8% e 37,5%, rispettivamente, per l’identificazione di individui affetti da RFL con pH-metria patologica.

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Vertigine e disturbi dell’equilibrio: Dott. Gennaro Russo, Otorino

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Vertigine e disturbi dell’equilibrio: Dott. Gennaro Russo Otorino.

Lo Studio Medico del Dr. Gennaro Russo, Specialista in Otorinolaringoiatria (otorino, ORL) e Chirurgia della Testa e del Collo ha una sede situata nei pressi di Napoli, nel comune di Afragola.

Napoli sorge quasi al centro dell’omonimo golfo, dominato dal massiccio vulcanico Vesuvio e delimitato ad est dalla penisola sorrentina con Punta Campanella, ad ovest dai Campi Flegrei con Monte di Procida, a nord ovest-est dal versante meridionale della piana campana che si estende dal lago Patria al nolano.

Lo Studio impegna le sue forze e le sue risorse, sia per pazienti adulti che pediatrici, nell’ambito di:

La diagnostica Otorinolaringoiatrica (otorino, ORL) che viene offerta ad Afragola coniuga i continui progressi tecnologici e scientifici con la salute del Paziente, avvalendosi di strumenti e metodologie all’avanguardia e delle migliori risorse umane.

Vertigine e disturbi dell’equilibrio: Dott. Gennaro Russo ORL.

La vertigine è un sintomo caratterizzato dall’illusione di rotazione o movimento. La vertigine è causata da un alterato funzionamento del sistema dell’equilibrio o apparato vestibolare, che può manifestarsi sotto forma di un’asimmetria periferica acuta o una dismodulazione centrale acuta del guadagno del riflesso vestibolo-oculomotore (VOR). Vertigine dal latino vertere (ruotare).
Il disequilibrio, a differenza della vertigine, è un sintomo meno specifico e non topodiagnostico. Esso è descritto come incapacità a mantenere l’equilibrio. Topodiagnostico vuol dire che non è specifico di una lesione dell’apparato vestibolare, ne tantomeno può escludere una lesione dell’apparato vestibolare stesso. Tale sintomi, infatti, può essere causato da patologie del labirinto e del sistema vestibolare centrale.

La valutazione clinica del sistema dell’equilibrio prende il nome di esame vestibolare o esame otoneurologico. Può essere eseguito anche a letto dell’ammalato (bed-side examination) e comprende una batteria di test, strumentali e non.
– L’esame vestibolare si effettua con sistemi di inibizione della fissazione visiva, quali occhiali di Frenzel, per evitare l’attivazione dell’arco di Ito (retino-cerebello-vestibolo-oculomotore) che inibirebbe un nistagmo di origine periferica.
– L’esame prevede lo studio e la registrazione del nistagmo (Ny) spontaneo, evocato da manovre cliniche e da manovre strumentali; inoltre si ricercano segni non nistagmici.
L’esame vestibolare deve fornire, in conclusione, informazioni circa la simmetria/asimmetria acuta/cronica dell’attività vestibolare in condizioni statiche e dinamiche e lo stato delle vie vestibolari tronco-cerebellari. In questo modo si può distinguere una vertigine periferica da una centrale.

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