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Ipoacusia: quando l’impianto cocleare?

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Ipoacusia e Impianto Cocleare: quando?

Ipoacusia
La causa principale di ipoacusia è legata al danno o alla distruzione delle cellule ciliate acustiche, strutture vulnerabili e suscettibili di una varietà di danni, di natura genetica, infettiva (rosolia e meningite), da trauma acustico, iatrogena (kanamicina, streptomicina, cisplatino) e da invecchiamento.

La mancanza di cellule ciliate interrompe le connessioni afferenti ed efferenti tra coclea e vie/aree uditive centrali, pertanto il danno neurosensoriale è irreversibile e non suscettibile di terapia medica. Nella coclea di un soggetto con ipoacusia, in mancanza di stimolazione delle cellule ciliate, la parte più periferica del neurone (del nervo acustico) compresa tra il corpo cellulare nel ganglio spirale e la parte terminale a livello dell’organo del Corti, va incontro a degenerazione retrograda e cessa di funzionare. I neuroni che sopravvivono a questo processo, costituiscono i siti utili all’eccitazione da parte dell’IC.

Impianto Cocleare
I pazienti affetti da ipoacusia possono essere avviati alla protesizzazione acustica tradizionale, con protesi acustiche. Nel caso di un’ipoacusia grave-profonda però, l’entità della sordità può essere tale da far sì che il rendimento protesico sia insufficiente a garantire delle performances uditive e comunicative soddisfacenti. Questi casi possono essere candidabili alla procedura di impianto cocleare (IC).
La procedura di IC è consolidata e attualmente gli impianti cocleari rappresentano una importante soluzione per il recupero sociale e la riabilitazione di pazienti adulti con sordità grave-profonda e per la riabilitazione del bambino sordo profondo. Secondo un report della US Food and Drug Administration (FDA), fino a dicembre 2010 circa 219.000 pazienti nel mondo sono stati sottoposti ad impianto cocleare. Negli Stati Uniti il totale dei pazienti impiantati è pari a 42.600 per gli adulti e 28.400 per i bambini. In Italia si stima che siano presenti circa 6-7.000 pazienti impiantati, con circa 700 interventi di IC per anno, equamente distribuiti tra adulti e bambini. Dei pazienti impiantati, ogni anno circa il 10% sono sottoposti ad impianto cocleare bilaterale.
I risultati sono ottimi, se pur con differenze tra individuo e individuo, nei pazienti adulti, nei quali migliorano significativamente le capacità comunicative (compreso in alcuni casi l’uso del telefono, l’ascolto della televisione e della musica), con effetti positivi di carattere psicologico, sociale e lavorativo. In campo pediatrico, nei bambini affetti da ipoacusia profonda, non suscettibili di risultati con la protesizzazione acustica tradizionale, se eseguito precocemente, consente uno sviluppo ottimale sia delle abilità uditive sia del linguaggio, consentendo così un adeguato sviluppo delle facoltà comunicative e intellettive del bambino. In tale popolazione, nel caso di insorgenza pre-verbale dell’ipoacusia, esiste un periodo critico per lo sviluppo delle abilità linguistiche, sotteso dalla plasticità neuronale e strettamente dipendente dalla presenza di un adeguata stimolazione uditiva, che condiziona la necessità di un intervento precoce per prevenire la comparsa di un ritardo nello sviluppo del linguaggio sia sul versante percettivo che espressivo. I risultati dell’IC, sebbene straordinari, sono ancora condizionati da un elevato numero di variabili, molte delle quali altamente interrelate e agenti in misura differente in età diverse, quali durata della deprivazione uditiva, funzionalità uditiva residua, presenza di disabilità associate, modalità di comunicazione e riabilitazione logopedica.

L’IC è il primo organo di senso artificiale capace di evocare sensazioni acustiche stimolando direttamente l’orecchio interno. L’IC è una protesi che è inserita chirurgicamente nell’orecchio interno e stimola elettricamente le fibre del nervo acustico. La FDA, punto di riferimento per le agenzie governative di tutti i paesi del mondo, ha approvato l’utilizzo degli impianti cocleari negli adulti nel 1984 e nei bambini nel 1990.
L’IC è composto da una parte impiantata chirurgicamente all’interno della coclea (A) e dotata di una bobina magnetica posizionata al di sotto dello scalpo (A1) e di una componente esterna (B), dotata di un microfono (B1), di un processore (B2) e di una antenna trasmettitrice (B3), come illustrato in figura.

impianto-cocleare

A1 Il ricevitore/stimolatore decodifica il segnale ricevuto dall’antenna trasmettitrice (B3) in un treno di impulsi elettrici, che vengono trasmessi, attraverso i cavetti, all’array di elettrodi (A2) che viene posizionato nella scala timpanica della coclea.
A2 Gli elettrodi sono in numero e morfologia variabile, così come l’array ha dimensioni e morfologia differenti nei vari tipi di impianto.

B1 Il microfono è agganciato al padiglione auricolare con una comune curvetta ed ha la funzione di captare i suoni ambientali ed inviarli al processore; B2 Il processore o elaboratore del segnale riceve i segnali dal microfono, processa il suono, attraverso le più recenti strategie di elaborazione, che sono generalmente diverse nei modelli proposti dalle varie case costruttrici, lo converte in un particolare codice elettrico, che viene inviato, tramite l’antenna (B3) al ricevitore/stimolatore (A1) e quindi come impulsi elettrici agli elettrodi intracocleari (A2) ed al nervo acustico;
B3 L’antenna trasmettitrice è direttamente in contatto con il cuoio capelluto e contiene un magnete che ne assicura il corretto posizionamento rispetto alla parte impiantata. Essa invia il segnale codificato, attraverso la cute, al ricevitore/stimolatore (A1) interno tramite radiofrequenze, che ne garantiscono anche l’alimentazione.
Le componenti interne invece sono il ricevitore/stimolatore (A1) e l’array di elettrodi (A2).

Un recente IC ha la particolarità di avere tutte le componenti esterne (B1-2-3) in un unico device.

In conclusione, il processo complessivo che porta il paziente portatore di impianto alla percezione uditiva, passa per la necessaria fase di adattamento o mappaggio. Questa può durare anche molti mesi in quanto le resistenze elettriche si modificano in un largo intervallo di tempo, così come le risposte soggettive del paziente. Questo fitting dipende da molte variabili anche inerenti la clinica delle ipoacusie.

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Aversa (Caserta): Medico-Chirurgo Specialista Otorino, disturbi dell’equilibrio e dell’udito

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Aversa (Caserta): Medico-Chirurgo Specialista in ORL, disturbi dell’equilibrio e dell’udito.

Lo Studio Medico del Dr. Gennaro Russo, Specialista in Otorinolaringoiatria (otorino, ORL) e Chirurgia della Testa e del Collo ha una sede situata nei pressi di Caserta, nel comune di Aversa.

Il comune di Caserta comprende, oltre al capoluogo, anche ben 23 frazioni, per una superficie totale di 56 km². Prima contea normanna del meridione d’Italia, nonché comune capofila del II mandamento del circondario di Caserta fino al 1927, la città di Aversa è posta al centro di un territorio pianeggiante conosciuto come agro aversano, vasta area rurale dell’antica Terra di Lavoro nota anche come Campania Felix. Aversa è nota anche per aver dato i natali al celebre musicista e compositore Domenico Cimarosa, figura centrale dell’opera, in particolare di quella buffa, del tardo Settecento.

Lo Studio impegna le sue forze e le sue risorse, sia per pazienti adulti che pediatrici, nell’ambito di:

La diagnostica Otorinolaringoiatrica (otorino, ORL) che viene offerta ad Aversa coniuga i continui progressi tecnologici e scientifici con la salute del Paziente, avvalendosi di strumenti e metodologie all’avanguardia e delle migliori risorse umane.

Vieni a trovarci allo Studio Medico del Dr. Gennaro Russo ad Afragola (Napoli).

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Afragola: Medico-Chirurgo Specialista Otorino

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Medico Specialista Otorino ad Afragola: diagnosi e trattamento dei disturbi dell’equilibrio e dell’udito.

Lo Studio Medico del Dr. Gennaro Russo, Specialista in Otorinolaringoiatria (otorino, ORL) e Chirurgia della Testa e del Collo ha una sede situata nei pressi di Napoli, nel comune di Afragola.

Napoli sorge quasi al centro dell’omonimo golfo, dominato dal massiccio vulcanico Vesuvio e delimitato ad est dalla penisola sorrentina con Punta Campanella, ad ovest dai Campi Flegrei con Monte di Procida, a nord ovest-est dal versante meridionale della piana campana che si estende dal lago Patria al nolano.

Lo Studio impegna le sue forze e le sue risorse, sia per pazienti adulti che pediatrici, nell’ambito di:

La diagnostica Otorinolaringoiatrica (otorino, ORL) che viene offerta ad Afragola coniuga i continui progressi tecnologici e scientifici con la salute del Paziente, avvalendosi di strumenti e metodologie all’avanguardia e delle migliori risorse umane.

napoli

Otorinolaringoiatria, questa disciplina sconosciuta.

1. Sviluppi

L’otorinolaringoiatria (otorino, ORL) ha cominciato a strutturarsi, come branca specialistica, verso la fine del 19° sec. e all’inizio del 20°. I progressi biomedici e tecnologici hanno via via ampliato e approfondito le possibilità diagnostiche e terapeutiche. Per es., è stato possibile abbandonare i vecchi e approssimativi metodi audiometrici ricorrendo a moderni apparecchi elettronici (audiometria); e, nel campo chirurgico, eseguire interventi su zone estremamente circoscritte (per es., a carico della membrana timpanica e dell’orecchio medio e interno), grazie all’uso dell’otomicroscopio operatorio, costituito da un microscopio binoculare a vari ingrandimenti. L’o. ha così subito profonde innovazioni che ne hanno ampliato i confini e hanno determinato il realizzarsi nel suo stesso ambito di nuove branche. Fra queste, in particolare, l’audiologia, la foniatria, la broncoesofagologia, la o. pediatrica, la otoneurologia hanno raggiunto tale dimensione da aver acquisito un profilo autonomo.

In particolare, l’otoneurologia si occupa dello studio, sotto i vari aspetti (compresi quelli diagnostici e terapeutici), dell’apparato vestibolare e delle sue connessioni anatomiche e funzionali con altri distretti del sistema nervoso centrale.

2. Diagnostica

In campo diagnostico ha assunto grande importanza l’impiego dei radioisotopi con l’utilizzazione di metodiche attinte dalla medicina nucleare come l’adenolinfoscintigrafia, la scintigrafia positiva, e, soprattutto, la scialoscintigrafia morfologica e funzionale. L’adenolinfoscintigrafia sfrutta la capacità di taluni radioisotopi di diffondere dal luogo di iniezione lungo vie linfatiche di drenaggio proprie del distretto in esame, e di accumularsi a livello delle stazioni linfonodali. In caso di impegno metastatico le stazioni suddette non fissano il radioisotopo: il conseguente ‘silenzio’ scintigrafico ne denuncia la compromissione. La scintigrafia positiva ha a sua base l’attitudine di taluni radioisotopi ad accumularsi elettivamente in tessuti tumorali. La scintigrafia delle ghiandole salivari (scialoscintigrafia), infine, utilizza la proprietà delle ghiandole salivari di eliminare lo iodio e derivati. Più che lo iodio radioattivo viene impiegato il tecnezio (99Tc) che, iniettato per via endovenosa, si accumula in breve tempo in corrispondenza delle ghiandole salivari maggiori, consentendo così il rilievo scintigrafico di quadri morfologici di sicuro e definito significato clinico. È inoltre possibile, valutando i tempi di eliminazione del radiocomposto, eseguire uno studio funzionale delle ghiandole salivari stesse, studio utile soprattutto nella diagnostica delle cosiddette scialoadenosi.

Anche l’elettronica ha offerto alla o. strumenti di pratico impiego e notevole utilità, specialmente a fini diagnostici. In particolare, il computer è divenuto insostituibile in vestibologia, consentendo analisi dettagliate e corrette dei vari parametri nel nistagmo, da ciò derivandone elementi utili per diagnosi anche fini, specie per quanto attiene alla patologia delle vie vestibolari centrali.

Tra le metodiche diagnostiche e di controllo hanno assunto una notevole applicazione pratica la rinoreomanometria che consente lo studio computerizzato dei flussi d’aria nel naso.

3. Chirurgia

La chirurgia dell’orecchio ha registrato cospicui progressi nel campo della otoneurochirurgia, nella quale si è affermato un nuovo tipo di approccio alle strutture dell’orecchio interno, per via transtemporale. Si tratta di una chirurgia di confine fra o. e neurochirurgia, nella quale uno sportello nell’osso temporale prima, la divaricazione del lobo temporale poi, offrono un’ampia ‘luce’ chirurgica sulla rocca petrosa, consentendo quindi interventi operatori di particolare delicatezza sul condotto uditivo interno (per es., asportazione di neurinomi dell’acustico, sezione della branca vestibolare dell’ottavo nervo cranico ecc.).

Altrettanto importanti i progressi della chirurgia laringea. Speciali sussidi tecnici consentono non solo rilievi diretti e ottimali di distretti laringei male esplorabili con le abituali metodiche endoscopiche (come il ventricolo di Morgagni e la regione sottoglottica), ma anche la possibilità di eseguire, con l’ausilio del microscopio operatorio, una vasta gamma di atti chirurgici: dall’asportazione di polipi e di lesioni precancerose alla decorticazione delle corde vocali e alla cordectomia.

Tra le metodiche della chirurgia laringea, figurano le laringectomie ricostruttive, la cui finalità è di ovviare alle mutilazioni delle laringectomie totali tradizionali. Nelle tecniche operative è consolidato l’uso dell’endoscopio nella cura della poliposi recidivante, coadiuvato da altri strumenti come il microdebrider (una sorta di tornio a testina aspirante e abrasivo-oscillante), o il microscopio-laser per vaporizzare polipi e tumori delle corde vocali, o la cura chirurgica dell’otosclerosi (sostituzione della staffa con un pistone artificiale), o l’impianto cocleare.

Dott. Gennaro Russo
Medico-Chirurgo, Specialista in Otorinolaringoiatria
C.so Garibaldi 38 – Afragola
Prenotazioni: 333-1140738


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La Vertigine Parossistica Posizionale o VPPB

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La Vertigine Parossistica Posizionale Benigna: Dott. Gennaro Russo, Specialista Otorino.

La vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB) è una patologia caratterizzata da brevi episodi di vertigine scatenata dall’assunzione di una determinata posizione.

Tali episodi si ripetono ogni volta che il paziente assume una certa posizione, detta scatenante. E’ causata dal distacco eccessivo di otoconi (cristalli di carbonato di calcio) dalla macula dell’utricolo e dal loro posizionamento nei canali semicircolari posteriore (CSP), laterale (CSL) e più raramente anteriore (CSA). Il diverso peso specifico degli otoconi rispetto all’endolinfa canalare, ne determina il movimento per azione della forza di gravità. La terapia prevede specifiche manovre di riposizionamento degli otoconi.

vppb

-La Vertigine Parossistica Posizionale (VPP) del canale semicircolare posteriore è caratterizzata da una sintomatologia vertiginosa che si scatena nel posizionamento di Dix-Hallpike, cui si associa un Ny parosstico e transitorio dissociato torsionale (orario per il CSP sinistro e antiorario per il CSP destro) verticale up-beating.

-La Vertigine Parossistica Posizionale (VPP) del canale semicircolare laterale è caratterizzata da una sintomatologia vertiginosa che si scatena nella posizione in fianco, durante la manovra di Pagnini-McClure, cui si associa un Ny parossistico e transitorio orizzontale biposizionale bidirezionale (più raramente orizzonto-rotatorio), di tipo geotropo o apogeotropo. Nel primo caso in fianco destro il Ny sarà diretto a destra e in fianco sinistro a sinistra; nel secondo caso al contrario.

Raramente la VPPB può essere causata da una patologia a carico dell’apparato vestibolare centrale.

La Vertigine Parossistica Posizionale Benigna (VPPB): filmato tratto da un Power Point del Dr. Gennaro Russo

La terapia della Vertigine Parossistica Posizionale Benigna (VPPB) consiste nell’allontamento dell’ammasso otoconiale dal canale interessato, mediante una serie di manovre liberatorie.
-La manovra di Epley: prevede il posizionamento in Dix-Hallpike dal lato affetto, successiva rotazione del capo nella posizione di Dix-Hallpike controlaterale, posizionamento in fianco con il capo rivolto verso il basso, ritorno alla posizione eretta.
-La manovra di Gufoni: basculamento dalla posizione seduta verso il lato sano, successiva rotazione del capo in basso.
-La manovra di Gufoni invertita: basculamento dalla posizione seduta verso il lato affetto, successiva rotazione del capo in alto.

In associazione a tali manovre sono descritte delle tecniche di decantazione, che hanno lo scopo di favorire l’allontanamento dell’ammasso otoconiale dal canale sfruttando l’azione della forza di gravità durante le ore notturne. Tale tecnica prende il nome di Posizione Coatta di Vannucchi, ed è specifica per la litiasi del canale semicircolare laterale.
-Litiasi geotropa del CSL: decubito sul lato sano
-Litiasi apogeotropa del CSL: decubito sul lato affetto

Dott. Gennaro Russo
Medico-Chirurgo, Specialista in Otorinolaringoiatria
C.so Garibaldi 38 – Afragola
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Neurite Vestibolare

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Neurite vestibolare.

La neurite vestibolare è un’infiammazione su base virale (Herpes Virus 1) a carico del ramo vestibolare del VIII n.c., che causa una vertigine acuta della durata di ore (<12h) che insorge in pieno benessere, senza essere accompagnata da sintomi cocleari.

A tale sintomatologia si aggiunge l’instabilità, ma non sintomi cocleari. Tale infezione causa una deafferentazione acuta dei recettori maculo-canalari ipsilaterali. La forma più comune interessa la componente superiore del nervo vestibolare, che innerva l’ampolla del canale semicircolare superiore e laterale e la macula utrioclare.
L’esame vestibolare, a seconda del tempo che intercorre tra l’esordio dei sintomi e l’esecuzione dell’esame, può mostrare i segni di una deafferantazione vestibolare unilaterale.

Il nistagmo, osservabile in fase acuta anche senza occhiali di Frenzel, orizzonto-rotatorio, stazionario persistente, di II-III grado, omniposizionale. E’ presente una sensibilità al campo gravitazionale (G) che si manifesta con un rinforzo del nistagmo (incremento della VAFL) con decubito sul lato affetto (rinforzo apogetropo) e un’inibizione dello stesso con decubito sul lato sano. In fase acuta il Test di Halmagyi e Curthoys ci permette di confermare il deficit periferico della lesione.

Dott. Gennaro Russo
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Sutura intradermica

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La sutura cutanea non è un mezzo di contenzione della ferita chirurgica, ma uno strumento di accostamento dei lembi cutanei che ha lo scopo di favorire una cicatrizzazione quanto più “fisiologica” e atraumatica possibile.

Ne consegue, laddove possibile in relazione al sito chirurgico, apporre punti di sottocute per scaricare la tensione che deriva dal difetto primario che con l’asportazione del tessuto avremo creato.
La sutura intradermica è il gold standard per la sutura della cute. E’ una sutura con un elevato risultato estetico, poiché in mani esperte, in un paziente che abbia una normale cicatrizzazione, non lascia evidenti segni.
Può essere a punti staccati o continua. In entrambi i casi i punti di sutura vanno posizionati nella giunzione fermo-epidermica; nel caso di una sutura con punti staccati, vanno apposti punti introflettenti (il nodo cade all’interno). Si preferisce impiegare aghi triangolari 3/8 di cerchio, con monofilamento (riassorbibile o non) di dimensione 4/0.

http://youtu.be/7Q3x_IqD-h0


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Equilibrio, Postura e Vertigine

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Equilibrio, Postura, Vertigine: facciamo un po’ di chiarezza.

Definizione fisica di equilibrio: la verticale passante per il baricentro cade nella base d’appoggio.

Definizione di postura: relazione tra i segmenti corporei nello spazio, in un determinato momento [Thomas, 1940]. Non più una condizione statica di supporto ma la migliore “posizione dinamica” per garantire la corretta esecuzione dell’azione [Marcelli, 2013]. Si può rispettare la definizione di equilibrio anche avendo una postura scorretta.

Equilibrio e postura sono fenomeni correlati ma indipendenti.

Vertigine, dal latino vertere o ruotare: illusione di movimento, proprio o dell’ambiente, generato non necessariamente dal movimento del soggetto.

La funzione dell’apparato vestibolare supera la definizione e il concetto di equilibrio.

L’apparato vestibolare è il punto di convergenza di diversi input sensoriali (vestibolari, visivi e propriocettivi) che danno informazioni circa la posizione del soggetto nello spazio. L’apparato vestibolare, inoltre, ha un ruolo cruciale nella corretta integrazione di tali informazioni (riconoscimento, elaborazione, integrazione, confronto, memorizzazione). In tal modo, l’apparato vestibolare stesso, è in grado di generare delle risposte (vestibolari, visive e propriocettive) che hanno lo scopo di garantire il migliore rapporto possibile del soggetto con lo spazio, in condizioni statiche e dinamiche.

La vertigine è causata da una lesione periferica, che determina un’asimmetria acuta dei G del VOR, o da una lesione centrale, che causa una dismodulazione acuta degli input periferici (VOR) normali. La vertigine è sempre topodiagnostica di lesione a carico dell’apparato vestibolare!

Il disequilibrio origina da una lesione acuta o cronica dell’apparato vestibolare periferico o centrale (non è topodiagnostico!); ovvero da deficit visivi o propriocettivi.

Un ringraziamento al Dott. Vincenzo Marcelli per avermi concesso l’opportunità di condividere parte del suo materiale didattico.

Dott. Gennaro Russo
Medico-Chirurgo, Specialista in Otorinolaringoiatria
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Udito e Ipoacusia

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L’apparato uditivo veicola ed elabora i suoni: è composto da orecchio esterno, medio e interno.

– L’orecchio esterno è formato dal padiglione auricolare che grazie alla sua conformazione anatomica permette di convogliare i suoni verso la membrana timpanica attraverso il condotto uditivo esterno, amplificando di circa 20 dB le frequenze 2-3 KHz. Il condotto uditivo esterno insieme con la membrana timpanica amplificano le frequenze di 2-5 KHz.
– L’orecchio medio garantisce la trasformazione delle onde sonore (onde di pressione) che giungono alla membrana timpanica in variazioni di pressione nei liquidi dell’orecchio interno, con un’amplificazione di circa 55 dB. Ciò avviene mediante l’adattamento dell’impedenza tra l’ambiente esterno, aereo, e l’ambiente all’interno della coclea, liquido. Il picco di trasmissione sonora è concentrato sui 1000 Hz. L’orecchio medio è formato dalla membrana timpanica e dalla catena ossiculare, che include il martello, l’incudine e la staffa.
– L’orecchio interno è formato dalla coclea (situata nel labirinto anteriore), un organo a forma di spirale, che al suo interno contiene le cellule ciliate acustiche, e dal nervo acustico che mette in comunicazione le cellule acustiche stesse con le vie uditive centrali, terminando nella corteccia uditiva.

La coclea è sensibile a suoni con frequenza 2-20 KHz, con un picco di maggiore sensibilità intorno a 1-2 KHz. La voce parlata ha una frequenza che in maggior parte è compresa tra 500 Hz e 4000 Hz. Una conversazione “normale” ha un’intensità pari a circa 60 dB.

Per ipoacusia si intende una riduzione della capacità uditiva. Esistono vari tipi di ipoacusie.
Ipoacusia percettiva: danno a carico della coclea (ipoacusia cocleare) e/o delle vie uditive centrali (ipoacusia retrococleare)
Ipoacusia trasmissiva: danno a carico del sistema timpano-ossiculare
Ipoacusia mista: ipoacusia con componente percettiva e trasmissva

La capacità uditiva è valutata considerando la media della perdita uditiva relativa alle frequenze 0.5-1-2-4 KHz (Pure Tone Average o P.T.A.), espressa in dB HL. La Classificazione B.I.A.P. prevede 6 classi maggiori in relazione alla P.T.A.:
-Udito nella norma: P.T.A. < 20 dB -Ipoacusia lieve: P.T.A. 21-40 dB -Ipoacusia media: P.T.A. 41-70 dB -Ipoacusia grave: P.T.A. 71-90 dB -Ipoacusia profonda: P.T.A. > 90 dB
-Anacusia: P.T.A. > 120 dB


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Emicrania Vestibolare: mal di testa e vertigine.

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Emicrania Vestibolare: conosciamola meglio.

Definizione.
L’emicrania vestibolare è una sindrome vertiginosa scatenata dall’emicrania, che si manifesta con attacchi di vertigine, spontanea o posizionale, che durano da alcuni secondi a giorni, associati a sintomi emicranici durante l’attacco vertiginoso, cui possono associarsi sintomi uditivi. Tale patologia è la causa più comune di vertigine ricorrente spontanea, entità nosologica già definita clinicamente, che, tuttavia, solo recentemente è stata accettata dalla comunità scientifica internazionale durante il “Consensus document of the Bárány Society and the International Headache Society”.

I sintomi vestibolari che possono essere riportati dai pazienti comprendono la vertigine “rotatoria” e/o sensazioni illusorie di movimento; invece, una “sensazione di stordimento” o di “testa leggera”, instabilità, sonnolenza o di imminente svenimento, implicano una dizziness di origine non necessariamente vestibolare.

Epidemiologia.
L’emicrania è una patologia ad elevata prevalenza: 4-6,5% negli uomini e 11,2-18,2% nelle donne, sia negli Stati Uniti sia in Europa. Il picco di incidenza è nella terza decade, mentre il picco di prevalenza nella quarta. Il 16% circa della popolazione adulta è affetta da emicrania nel corso della propria vita; la prevalenza della “dizziness” (da cause vestibolari e non) è del 23% secondo una survey del 1993. Pertanto nel 3-4% della popolazione generale ci si aspetterebbe di avere sia emicrania sia “dizziness”, per effetto del caso. Tuttavia, emicrania e vertigine sono associate con maggiore frequenza. Neuhauser et al. hanno dimostrato che la prevalenza dell’emicrania, diagnosticata secondo i criteri I.H.S., è 1,6 volte maggiore in una coorte di 200 pazienti che afferivano all’ambulatorio di vestibologia, rispetto ad una coorte di 200 pazienti del gruppo di controllo, appaiati per sesso ed età, che afferivano all’ambulatorio di ortopedia (38% vs 24%, p<0,01). Invece, 53 dei 200 pazienti che afferivano all’ambulatorio di emicrania riferivano vertigine, confrontati con 9 pazienti su 116 affetti da cefalea tensiva (27% vs 8%, p=0,01). L’associazione tra emicrania e vertigine è statisticamente significativa, sia per i pazienti affetti da vertigine associata a cefalea, sia per i pazienti affetti da vertigine nel periodo libero da cefalea. In conclusione, i dati riportati dimostrano che l’associazione tra emicrania e vertigine e dizziness è maggiore rispetto a quella attesa come frutto del caso.
Ulteriori dati evidenziano una prevalenza di vertigine tre volte maggiore in pazienti emicranici rispetto ai controlli e, invece, una prevalenza compresa tra il 30 e il 50% di emicrania è stata riportata in diverse casistiche di pazienti affetti da vertigine.

Classificazione, clinica, aspetti fisiopatologici dell’emicrania vestibolare.

A) devono essere soddisfatti tutti i criteri
almeno 5 episodi vertigine
gli episodi interferiscono con le attività quotidiane in modo almeno moderato-severo
gli episodi durano in media almeno 5-72 minuti

B) soffre di emicrania? è stata diagnosticata da un neurologo?

C) durante la vertigine ha mai sofferto anche di cefalea con almeno due delle seguenti caratteristiche:
– monolaterale
– pulsante
– moderata-severa
– fonofobia
– fotobia
– aura visiva

criteri-diagnostici

Emicrania vestibolare probabile: A + almeno uno dei criteri B o C
Emicrania vestibolare: A + uno o più di C in almeno il 50 % degli attacchi

Neuhauser e Lempert condussero una revisione clinica dell’associazione di emicrania con vertigine di origine vestibolare, chinetosi, sintomi cerebellari e dizziness non vestibolare. Essi osservarono che la vertigine poteva essere un sintomo emicranico indipendente che di solito non corrispondeva ad un’aura e che poteva manifestarsi separatamente dalla cefalea. Per enfatizzare il nesso causale tra emicrania e vertigine, fu ribadita, in tale occasione, la definizione di “migranious vertigo”.
Una manifestazione precoce di emicrania vestibolare è la vertigine parossistica benigna del bambino, caratterizzata da brevi episodi di vertigine o instabilità, ansia e spesso nistagmo o vomito che si protraggono per mesi o anni in bambini sani. Molti di essi svilupperanno nel corso della loro vita un’emicrania, spesso molti anni dopo la fine degli episodi vertiginosi. Negli adulti, il termine vertigine benigna ricorrente è stato spesso impiegato per indicare una patologia vestibolare che condivide alcuni aspetti con l’emicrania, come ad esempio i fattori scatenanti quali alcool, deprivazione di sonno, stress emotivo, o la prevalenza femminile e la familiarità per emicrania. Altre casistiche hanno dimostrato l’origine emicranica degli episodi ricorrenti di vertigine anche in assenza di cefalea, documentando la presenza di aura visiva, fotofobia e fonofobia, remissione dopo il sonno e l’assunzione di farmaci anti-emicranici, durante l’episodio vertiginoso.

Nel 1984 Moskowitz aprì la strada della ricerca fisiopatologica sull’emicrania, esplorando il modello neurovascolare dell’emicrania, i modelli attualmente più accreditati riguardano:
– Azione centrale della serotonina (dal nucleo dorsale del rafe e dal nucleo del rafe magno) e della noradrenalina (dal locus coeruleus): innesco dell’emicrania e modulazione centrale delle vie del dolore.
– Riflesso trigeminale sensitivo parasimpatico (connessione diretta tra il nucleo spino-trigeminale e il nucleo salivatorio superiore): vasodilatazione intracranica.
– Vasodilatazione diretta mediata da neurochina A, peptide del gene della calcitonina e sostanza P rilasciati dalle terminazioni sensitive trigeminali: vasodilatazione intracranica.
– Stravaso proteico (risposta infiammatoria sterile) nella dura, in seguito al rilascio degli stessi peptidi vasoattivi: sensitivizzazione e riduzione della soglia di risposta dei meccanocettori determinano cefalea e allodinia.
– Diffusione corticale di un’onda di depressione (che segue un’intensa depolarizzazione con ipereccitazione) che precede l’aura.

Ad oggi la fisiopatologia dell’emicranica vestibolare non è ancora del tutto chiarita; solo recentemente è stata posta attenzione su alcuni meccanismi patogenetici presunti in condivisione tra emicrania e vertigine, a livello dei nuclei vestibolari, del sistema trigeminale e delle vie talamo-corticali. Esiste un’interferenza bidirezionale da parte del sistema vestibolare centrale (nuclei vestibolari) nei confronti dei meccanismi fisiopatologici sottesi dall’emicrania e viceversa.

I nuclei vestibolari possono influenzare:
– il pathway noradrenergico e serotoninergico, che contribuiscono all’innesco dell’attacco di emicrania e alla modulazione delle vie del dolore
– il processamento delle informazioni nel nucleus caudalis spinale trigeminale
– vie talamo-corticali
– in via almeno ipotetica, il rilascio dei peptidi dalle terminazioni sensitive vestibolo-cocleari nei liquidi dell’orecchio interno, che può agire in sinergia con il rilascio dei peptidi da genesi trigeminale a livello dei vasi sanguigni

I meccanismi alla base dell’emicrania possono alterare il sistema vestibolare:
– attraverso il pathway monoaminergico
– attraverso le connessioni trigemino-vestibolari
– mediante meccanismi corticali

Anche l’orecchio interno può, in secondo luogo, contribuire alla genesi dell’emicrania vestibolare. A supporto di ciò ci sono sia, le anomalie strumentali documentate nei pazienti affetti da tale patologia, sia in animali da esperimento “guinea pigs” una ricca innervazione sensitiva trigeminale a carico della stria vascolare, dei vasi modiolari e delle “dark cells” ampollari. Pertanto le fibre sensitive trigeminali del nervo cocleo-vestibolare, potrebbero rilasciare sostanze con effetto vasodilatatorio come la sostanza P e la neurochinina A, che mediante un meccanismo sia vascolare che neuro-mediato potrebbero contribuire alla genesi dell’emicrania vestibolare.

La profilassi farmacologica dell’emicrania è indicata quando la frequenza media degli attacchi sia superiore a 4-5 al mese (o almeno 2 attacchi al mese refrattari al trattamento acuto). I farmaci considerati utili sono Propranololo, Metoprololo, Flunarizina, Amitriptilina, Valproato di Sodio e Topiramato. La Flunarizina è indicata alla dose di 5-10 mg/die per cicli di 2-6 mesi. E’ controindicata in pazienti con co-morbilità di Depresione Maggiore e di Malattia di Parkinson. L’effetto collaterale più comune è l’aumento di peso.
Il trattamento acuto dell’emicrania si fonda sull’impiego di FANS, Ergotaminici e Triptani. E’ indicata anche una preparazione orale e rettale che associa Indometacina, Caffeina e Proclorperazina.

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Dott. Gennaro Russo
Medico-Chirurgo, Specialista in Otorinolaringoiatria
C.so Garibaldi 38 – Afragola
Prenotazioni: 333-1140738


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